Qui nel Sud-Ovest della Francia, stanotte solo nuvole. Della luna non vedevamo nemmeno il bagliore tra una nuvola e l’altra. Però forse percependo la luna più grande del secolo, mi sono ricordato del mio risveglio solitario in macchina, sulla frontiera italo francese deserta, quest’estate, sul Frejus, dopo già quasi 20 ore di strada, sotto la luna e nel primo chiarore dell’alba.
Ho attraversato le alpi sotto una splendida luna piena senza che nessuno mi degnasse di attenzione, come un fantasma. Pensavo a tutti quelli che passano ed hanno passato e frontiere per cercare una dignità negata dai loro paesi di origine. Pensavo alla fortuna di essere europei, di avere schengen, fosse altro che per la libera circolazione delle persone. E stamani mi sono svegliato pensando al muro che normalmente Trump costruirà, all’espulsione prevista di 3000000 di clandestini messicani: un vero e proprio esodo, una politica che si preannuncia di una violenza inaudita. Una politica… Mi viene da dire uno showbusiness che dietro una facciata di populismo giustifica atrocità sistematiche che fanno notizia, e quindi sistema. Trump non ha tutte le colpe che abbiamo noi europei con la nostra storia coloniale… E quindi penso agli uomini: a tutti coloro che cercano la propria dignità nell’azione e nella presa in carico del rischio della clandestinità, pur di poter riscattare una vita altrimenti destinata alla sofferenza ed al martirio. A tutti quei migranti che per arrivare qui hanno superato decine di frontiere con un coraggio che il più coraggioso di noi si sogna, e che hanno saltato così il muro più grande: quello del possibile, quello della paura di noi stessi e dei nostri limiti. La mia luna è una luna normale, per esseri umani ordinari. Con spiriti straordinari.